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PROGETTO OSPEDALE SAN FRANCESCO D’ASSISI: Cerchiamo Medici Volontari

L'Idea

Siamo nel luglio del 1998, è posata la prima pietra dell’Ospedale San Francesco d’Assisi, struttura creata a ricordo dei 50 anni di presenza dei Cappuccini piemontesi nell’Arcipelago di Capo Verde … ma non solo per tale ragione.

A quel tempo l’isola di Fogo era dotata solo di un vecchio ospedale con apparecchiature alquanto vetuste: le radiografie si basavano su di un apparecchio vecchio di alcune decine di anni ed il Laboratorio Analisi offriva esami semplici e basilari.

Nella pratica l’ospedale era poco più di un’Infermeria.

A questa realtà occorre aggiungere che i trasporti aerei con la vicina isola di Santiago, ove era operativo l’ospedale nella città di Praia, erano alquanto discontinui. Di conseguenza gli interventi urgenti erano pressoché inesistenti.

Per far fronte a questa precaria situazione, padre Ottavio coinvolge alcuni medici specialisti italiani disposti a mettere la loro professionalità a servizio della popolazione di Capo Verde.

Dopo le prime esperienze, però, matura ferma la convinzione che apportare un servizio volontario non risolve nulla, è necessario realizzare un ospedale che dia garanzia di solidità, di presenza e di continuità.

La scelta del luogo ricade su Fogo, isola che ha visto il primo insediamento cappuccino.

Presa la decisione si parte con fermezza.

Padre Ottavio è il punto forte di riferimento, di animazione quotidiana e di sicurezza operativa.

L'Idea

Siamo nel luglio del 1998, è posata la prima pietra dell’Ospedale San Francesco d’Assisi, struttura creata a ricordo dei 50 anni di presenza dei Cappuccini piemontesi nell’Arcipelago di Capo Verde … ma non solo per tale ragione.

A quel tempo l’isola di Fogo era dotata solo di un vecchio ospedale con apparecchiature alquanto vetuste: le radiografie si basavano su di un apparecchio vecchio di alcune decine di anni ed il Laboratorio Analisi offriva esami semplici e basilari.

Nella pratica l’ospedale era poco più di un’Infermeria.

A questa realtà occorre aggiungere che i trasporti aerei con la vicina isola di Santiago, ove era operativo l’ospedale nella città di Praia, erano alquanto discontinui. Di conseguenza gli interventi urgenti erano pressoché inesistenti.

Per far fronte a questa precaria situazione, padre Ottavio coinvolge alcuni medici specialisti italiani disposti a mettere la loro professionalità a servizio della popolazione di Capo Verde.

Dopo le prime esperienze, però, matura ferma la convinzione che apportare un servizio volontario non risolve nulla, è necessario realizzare un ospedale che dia garanzia di solidità, di presenza e di continuità.

La scelta del luogo ricade su Fogo, isola che ha visto il primo insediamento cappuccino.

Presa la decisione si parte con fermezza.

Padre Ottavio è il punto forte di riferimento, di animazione quotidiana e di sicurezza operativa.

Il Progetto

Creare un ospedale ‘salvavita’  con due sale operatorie, una ventina di letti per la degenza, un laboratorio analisi, una radiologia, un doppio ambulatorio dentistico, quattro ambulatori medici, è un’impresa titanica, ma questa è la strada corretta da seguire se si vuole che l’aiuto sia completo, continuativo e professionale perché, come è solito ripetere padre Ottavio, “il bene va fatto bene” e le centinaia di vite salvate ne rendono atto.

Da inizio 2004 l’ospedale inizia a funzionare a pieno regime con l’attività di una trentina di dipendenti (medici, infermieri, personale sanitario ed ausiliario) e molti volontari che si avvicendano negli anni a prestare la propria opera nel settore sanitario e tecnico.

Per la realizzazione e la gestione dell’ospedale padre Ottavio sigla numerosi accordi di collaborazione con Enti governativi capoverdiani ed organismi italiani pubblici e privati.

Parallelamente, nel corso degli anni, si attuano molteplici interventi formativi a favore di medici e personale sanitario sia in Capo Verde che presso Ospedali ed Università in Italia.

Nell’anno 2012, mantenendo fede ai principi fondanti dell’Associazione che vedono l’accompagnamento allo sviluppo ed all’autogestione, l’Ospedale San Francesco d’Assisi viene donato allo Stato capoverdiano.

Il Progetto

Creare un ospedale ‘salvavita’  con due sale operatorie, una ventina di letti per la degenza, un laboratorio analisi, una radiologia, un doppio ambulatorio dentistico, quattro ambulatori medici, è un’impresa titanica, ma questa è la strada corretta da seguire se si vuole che l’aiuto sia completo, continuativo e professionale perché, come è solito ripetere padre Ottavio, “il bene va fatto bene” e le centinaia di vite salvate ne rendono atto.

Da inizio 2004 l’ospedale inizia a funzionare a pieno regime con l’attività di una trentina di dipendenti (medici, infermieri, personale sanitario ed ausiliario) e molti volontari che si avvicendano negli anni a prestare la propria opera nel settore sanitario e tecnico.

Per la realizzazione e la gestione dell’ospedale padre Ottavio sigla numerosi accordi di collaborazione con Enti governativi capoverdiani ed organismi italiani pubblici e privati.

Parallelamente, nel corso degli anni, si attuano molteplici interventi formativi a favore di medici e personale sanitario sia in Capo Verde che presso Ospedali ed Università in Italia.

Nell’anno 2012, mantenendo fede ai principi fondanti dell’Associazione che vedono l’accompagnamento allo sviluppo ed all’autogestione, l’Ospedale San Francesco d’Assisi viene donato allo Stato capoverdiano.

Testimonianze

Pedro Pires, ex Presidente della Repubblica di Capo Verde

Credo che sia un’opera estremamente utile agli abitanti di Fogo, perché permetterà trattamenti medici fono a poco tempo fa impossibili da effettuare. Inoltre, è un bell’atto di solidarietà tra popoli e persone che si stimano.<br>
Mi congratulo coi promotori di quest’opera e con tutti coloro che, generosamente, offrono il proprio sostegno e le proprie conoscenze ai capoverdiani, in particolare ai più sprovvisti di mezzi.”<br>

Testimonianze

Pedro Pires, ex Presidente della Repubblica di Capo Verde

Credo che sia un’opera estremamente utile agli abitanti di Fogo, perché permetterà trattamenti medici fono a poco tempo fa impossibili da effettuare. Inoltre, è un bell’atto di solidarietà tra popoli e persone che si stimano.<br>
Mi congratulo coi promotori di quest’opera e con tutti coloro che, generosamente, offrono il proprio sostegno e le proprie conoscenze ai capoverdiani, in particolare ai più sprovvisti di mezzi.”<br>