19 Ago progetto Vigna Maria Chaves
L’idea costante che padre Ottavio apporta nella realizzazione dei progetti sociali, come l’Ospedale San Francesco d’Assisi e la Casa Manuela Irgher per ragazze madri, è questa: realizzare insieme ad essi progetti di sviluppo concreti secondo il programma del Governo.
Progetti di sviluppo, quindi, possibili anche se estremamente difficili, per finanziare nel tempo i progetti sociali messi in atto.
È un’idea, apparentemente non vincente nella durezza dell’isola di Fogo, ma certamente stimolante per uno sviluppo serio e positivo che guarda al futuro.
E così è per la Vigna di Maria Chaves.
Realizzata su di un terreno di 36 ettari donati in comodato d’uso dal governo capoverdiano di cui solamente 23 è stato possibile utilizzare, ad una quota compresa tra i 560 ed i 920 metri s.l.m., sul quale nell’anno 2009 sono state messe a dimora 100.000 barbatelle.
Il progetto è nato nel 2005 con lo scopo di avviare un’attività utile a promuovere lo sviluppo occupazionale e la formazione professionale, sperimentare tecniche tanto innovative quanto tradizionali per migliorare la coltura agricola dell’isola e, soprattutto, per dimostrare ai contadini ed alla popolazione capoverdiana che la loro terra può generare economia ed offrire un futuro di sviluppo.
Nel corso degli anni 2014/2015 sono state realizzate 4 stazioni di pompaggio dell’acqua per agevolare l’irrigazione dei 23 ettari di vigna e, sempre per questa ragione, sono in corso trattative sulla gestione delle acque con il Ministero dell’Agricoltura e dell’Ambiente che ne è il responsabile per la distribuzione per le attività agricole.
“Capire i messaggi delle piante e dell’ambiente è la sfida di ogni Agronomo. Maria Chaves è per me l’emblema di questa sfida. Sfida che negli anni è divenuta passione ed amore per una terra difficile da capire, ma alla fine sempre generosa nei suoi frutti di insegnamento e speranza, per me e per la popolazione di Capo Verde”.
(Nicola Trabucco)
Ho visto … ho compreso … ho condiviso e mi sono sentita ancora più legata a questo Progetto.
Dopo parecchie settimane che mi hanno trattenuta a São Filipe, ma soprattutto al termine dei lavori della squadra dei tecnici che ha installato la parte maggiore della tubazione di irrigazione e di quella che ha provveduto a sistemare una considerevole lunghezza del “pastore elettrico” (il deterrente anti-intrusione delle capre), stamane sono andata alla Vigna di Maria Chaves. Ho percorso centinaia di metri su di un terreno che avevo visto tante volte, ma che non ho riconosciuto. Lo ricordavo brullo, incolto, con lavori sul terreno a “macchia di leopardo”. In questi mesi, invece, ha cambiato aspetto. Sin da subito, sin da che si oltrepassa la linea immaginaria di ingresso nell’azienda, si resta stupefatti ed a bocca aperta nel vedere questa enorme estensione, quasi un unico appezzamento che percorre i 300 metri di dislivello spalmandosi sui 20 ettari che lo delimitano. E’ davvero qualcosa di magnifico, è il grande sogno di Padre Ottavio, che non riuscivo a comprendere a fondo, che sta prendendo forma. Non si può restare indifferenti di fronte a tutto ciò, non si può non pensare che davvero trasformerà l’aspetto e lo scenario economico dell’isola, non si può non pensare che Claudio avesse ragione dicendo che centinaia di capoverdiani trarranno vantaggio dalla filiera che ne conseguirà.
Il lavoro dei tecnici e degli amici volontari, a fianco dei giovani locali che apprendevano lavori del tutto sconosciuti, è stato immane, notevole. In poco più di un anno sono stati spianati dossi, riempiti avallamenti, rimossi pietroni, infranto pietre e costruito muretti a secco, estirpate vecchie radici di arbusti arsi dal sole ed insecchiti dalle siccità. Ora è tutto ricoperto di questa polvere farinosa che si insinua in ogni poro, che fa affondare i piedi quando si cammina, che rammenta che gli affondi sono su di una terra che rinasce e genererà nuova vita e nuove speranze per Fogo.
Alla prossima, ciao
Anna Bonamico
Fogo, 1 marzo 2009